martedì 31 dicembre 2013

El Alamein: 70 anni fa quella battaglia persa di cui andiamo orgogliosi



Molte le testimonianze sul valore delle truppe italiane ad El Alamein, il 25 ottobre, appena tornato ad El Alamein, al colonnello Westphal che lo ragguagliava sulla situazione, Rommel chiese: «[...] e gli italiani, cosa fanno gli italiani?»; il colonnello rispose: «Signor Generale Feldmaresciallo, gli italiani si battono oltre il limite dell'inverosimile».
Resta senz’altro indiscusso il comportamento eroico della divisione "Folgore" che durante la battaglia di El Alamein resistette all'attacco portato da ben tre divisioni britanniche, una corazzata e due di fanteria, basterà ricordare che tra la sera del 23 ottobre e quella del 28, in 5 giorni di combattimento ad El Alamein, la divisione folgore perse 39 ufficiali e 560 tra sottufficiali, graduati e paracadutisti caduti o feriti. Su 12 comandanti presenti in linea, 8 erano morti e 2 feriti. Davanti alle loro posizioni gli inglesi avevano lasciato 70 carri distrutti, più di 600 caduti e 197 prigionieri, di cui 23 ufficiali.
Tanto valore suscitò il rispetto e l'ammirazione anche da parte degli stessi nemici britannici.
Un ufficiale superiore inglese, preso prigioniero dai paracadutisti nei combattimenti del 27 ottobre, presentandosi al comandante del 187° reggimento della "Folgore" gli disse: «Credevamo di doverci battere contro degli uomini, per quanto famosi, e ci siamo urtati a dei macigni. Ogni vostro soldato, Signore, è un eroe».
La fine della divisione non avvenne nei lembi di deserto che aveva avuto l'ordine di difendere, bensì durante il successivo ripiegamento da El Alamein (che per essa iniziò alle 2 di notte del 3 novembre), durante il quale i decimati reparti di paracadutisti, senza autocarri, privi di tutto, acqua compresa (riservata solo alla retroguardia combattente in ragione di mezzo litro per uomo), marciarono nel deserto a piedi, trasportando a braccia i loro pezzi anticarro superstiti e le poche mitragliatrici.
Alle 2 del pomeriggio seguente i sopravvissuti erano già accerchiati e gli inglesi offrivano la resa. I paracadutisti risposero con il grido "FOLGORE!" ed aprirono il fuoco mettendoli in fuga.
Dopo due giorni di marcia nel deserto, alle 14:35 del 6 novembre, dopo aver rintuzzato tutti gli attacchi nemici, esaurite tutte le munizioni e distrutte le armi, gli ultimi superstiti del 187° reggimento si arresero, ma non vollero mostrare bandiera bianca nè alzare le mani al nemico. Passarono in riga con l'onore delle armi, sui 5000 effettivi dell'organico iniziale ad El Alamein, nei ranghi, in piedi vi erano 32 ufficiali e 272 paracaditisti.
Il comandante della "Folgore", generale Frattini, dopo la resa viene accompagnato nelle retrovie inglesi di El Alamein ed un interprete gli chiede: «Lei è il comandante della Folgore? Un generale inglese desidera salutarla». Si presenta il generale Hugues, comandante della 44ª divisione fanteria britannica, quella che aveva attaccato senza successo le posizioni della "Folgore", «Si era sparsa la voce che il comandante della Folgore fosse caduto», disse Hugues, «Ho saputo che non è vero, e voglio dirle che sono contento», Frattini ringraziò, «Volevo dirle anche che nella mia lunga vita militare mai avevo incontrato soldati come quelli della Folgore», Frattini ringraziò ancora una volta poi si salutarono e si separarono.
Da parte britannica i riconoscimenti del valore italiano ad El Alamein non mancarono:
«Gli italiani si sono battuti molto bene ed in modo particolare la divisione Folgore, che ha resistito al di là di ogni possibile speranza.» - (BBC 8 novembre 1942)
«I resti della divisione Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità umane.» - (Radio Londra 11 novembre 1942)




Il Para' Ortu Giuseppe 1941
«Gli ultimi superstiti della Folgore sono stati raccolti esanimi nel deserto. La Folgore è caduta con le armi in pugno. Nessuno si è arreso. Nessuno si è fatto disarmare.» - (BBC 3 dicembre 1942)

«Dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore.» - (discorso alla Camera dei Comuni del Primo Ministro Churchill
)




Tessera di riconoscimento di Giuseppe Ortu...


El Alamein, 23 ottobre 1942: La Folgore entra nella leggenda!

LA STORIA:  Ma che cosa avvenne, precisamente, 72 anni fa nel corso della “madre di tutte le battaglie“?

L’attacco decisivo degli inglesi e dei loro alleati contro le linee italo-tedesche in Africa settentrionale si scatenò, nei giorni dal 23 al 29 ottobre 1942, lungo il settore difeso dalla divisione paracadutisti Folgore a El Alamein.




L’Ottava Armata inglese aveva schierato nel settore, la 7a Divisione corazzata, i Desert Rats, “i Topi del deserto”, un’unità di veterani di molte battaglie africane, e tre divisioni di fanteria. Un totale di circa 50.000 uomini, con 400 pezzi di artiglieria, 350 carri e 250 blindati. Le scorte di munizioni, viveri ed equipaggiamenti erano praticamente illimitate.
Gli italiani mettevano in campo circa 3.500 paracadutisti, più altri 1.000 uomini (31° Battaglione guastatori d’Africa e un battaglione di fanteria della Divisione Pavia), un’ottantina di pezzi d’artiglieria, 5 carri, nessun veicolo proprio, penuria assoluta di munizioni ed equipaggiamenti, viveri in quantità e qualità talmente misere da causare serie malattie debilitanti a più del 30% della forza effettiva.
n sintesi i rapporti di forza erano di 1 a 13 per gli uomini, 1 a 5 per le artiglierie, 1 a 70 per i carri. Tuttavia, i paracadutisti della Folgore, l’ultimo baluardo superato il quale il nemico sarebbe dilagato alle spalle dell’Armata italo-tedesca, si erano apprestati alla
difesa, lungo un fronte di 15 chilometri, decisi a vendere cara la pelle.




Ai ripetuti attacchi degli inglesi, i paracadutisti risposero con incredibile determinazione ed energia, respingendo ogni tentativo di sfondamento e infliggendo al nemico gravi perdite, al prezzo di grandi sacrifici: circa 1.100 tra morti, feriti e dispersi. L’inaspettata resistenza, protrattasi per una settimana, costrinse i comandi inglesi a sospendere ogni ulteriore iniziativa su quel fronte e a concentrare altrove lo sforzo offensivo. Quando, il 2 novembre, in seguito al generale ordine di ripiegamento, la Folgore dovette abbandonare le posizioni, la sua linea di resistenza era ancora intatta ma i resti della Divisione si sarebbero poi dissolti, nel giro di pochi giorni, nel corso della tragica ritirata nel deserto.

Nel corso dei decenni, con il venir meno di pregiudiziali ideologiche e di interpretazioni storiche riduttive, la battaglia di El Alamein, per lungo tempo ufficialmente “dimenticata“, ha guadagnato lo spazio che le compete nell'attenzione degli storici e nel rispetto delle autorità nazionali.







La battaglia di El Alamein rimane uno degli esempi più significativi di coraggio e abnegazione nella storia delle nostre truppe. 
A oltre settant’anni di distanza, El Alamein e il valore del soldato italiano testimoniato dagli stessi avversari di allora, diventa simbolo della ritrovata unità del popolo italiano attorno a valori forti,

riconosciuti e condivisi, un’occasione per ricostruire una memoria nazionale da confrontare con quella di tutti i popoli protagonisti di quelle pagine di storia.


“Dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore…” Con queste parole, pronunciate alla Camera dei Comuni di Londra, Winston Churchill rese onore all’eroico sacrificio dei soldati italiani a El Alamein, in quelle drammatiche giornate di fine nell’ottobre del 1942 che infiammarono le sabbie del des...erto con il riverbero di una lotta disperata e leggendaria.


Radio Cairo lancio nell'etere 
l’8 novembre 1942 per bocca del corrispondente Heartbrington:

“La Divisione Folgore ha resistito al di là di ogni possibile speranza”.


. “Gli ultimi superstiti della Folgore sono stati raccolti esanimi nel deserto. La Folgore è caduta con le armi in pugno”, rieccheggiò la BBC da Londra. 
L’onore delle armi del nemico, la testimonianza più autentica, l’unica che, in fondo, valga davvero qualcosa.