giovedì 2 novembre 2017

El alamein 2 novembre 1942 L'attacco finale

2 novembre 1942
L'attacco finale, ovvero l'operazione Supercharge. L'operazione iniziò all'una antimeridiana del 2 novembre. Tutti i carri armati italo-tedeschi superstiti attaccarono il saliente britannico su due fronti, ma vennero respinti. Il 3 iniziava la ritirata, nonostante Hitler l'avesse assolutamente proibita. «Ma la decisione», commenta Winston Churchill nella sua Storia della Seconda Guerra Mondiale, «non era più nelle mani dei tedeschi».
Churchill annota anche un comportamento tedesco che dopo El Alamein sarebbe diventato una prassi: «Rommel si trovava ormai in piena ritirata, ma vi erano mezzi di trasporto e carburante sufficienti soltanto per una parte delle sue truppe e i tedeschi... si arrogarono la precedenza nell'uso dei mezzi. Parecchie migliaia di uomini appartenenti alle sei divisioni italiane, furono così abbandonate nel deserto... senz'altra prospettiva che quella di essere circondati». Il campo di battaglia era disseminato surrealmente di cannoni e automezzi distrutti. L'aviazione inglese, superiore per tutta la battaglia, attaccava senza tregua e senza contrasto lunghe colonne di uomini in ritirata verso ovest. Per gli italiani era finito, ancora una volta, il sogno d'Africa. E al nemico si apriva la possibilità di invadere l'Europa dall'Italia, dalla Francia o dalla Grecia. Sarebbe toccato all'Italia. Dove, intanto, le notizie sempre più sconfortanti, invano occultate dalla propaganda, aggravavano le condizioni di vita del popolo.
Oggi chi si emoziona ancora a leggere della battaglia di el Alamein non è necessariamente nostalgico, né tantomeno fascista o folgorato da furore bellico. Alla memoria di un popolo, sconfitto in guerra, fa bene il ricordo di avere combattuto con onore, e di avere perso perché mancavano le armi, non il coraggio.

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