venerdì 26 dicembre 2014
sabato 30 agosto 2014
DEDICATO AL LEONE CIRO ROMANELLO (8/12/1919 - 26/08/2014) .
DEDICATO AL LEONE CIRO ROMANELLO (8/12/1919 - 26/08/2014) .
Ciro Romanello si ritrovò con uno scorpione sul petto mentre dormiva, i compagni lo svegliarono dicendogli di star fermo e con della polvere da sparo dei proiettili i compagni circondarono l'insetto, lo scorpione non avendo via di fuga si punse da solo...
(Aneddoti di guerra raccontati da Ciro al nipote Lorenzo).
Ricordi della battaglia di El alamein appartenuti a Ciro Romanello
il leone Ciro Romanello (Tarquinia, 1941) durante il corso di addestramento prima della partenza per l'Africa.
Ciro Romanello negli ultimi anni della sua vita......
Grazie al nipote Lorenzo per le foto.
Il leone Giuseppe Ortu indossa in onore dell'amico la sahariana appartenuta a Ciro Romanello, nel giorno del suo ultimo viaggio versi cieli blu ....
lunedì 24 febbraio 2014
Il canto del paracadutista
Il canto del paracadutista |
Cuori d'acciaio all'erta
il cielo è una pedana,
tra poco nell'offerta
noi piombeemo giù,
pugnali e bombe a mano,
viatico di morte,
il cielo è una pedana,
tra poco nell'offerta
noi piombeemo giù,
pugnali e bombe a mano,
viatico di morte,
e l'ansia della sorte
non sentiremo più !
Aggancia la fune di vincolo,
spalanca nel vento la botola,
assumi la forma di un angelo
e via pel tuo nuovo destin !
Come folgore dal cielo !
canta il motto della gloria.
Come nembo di tempesta !
precediamo la vittoria.
Un urlo di sirena fuori...fuori !
E giù nell'infinito
sul nemico pù agguerrito
per distruggere o morir.
Per distruggere o morir.
L'occhio nemico scruta:
son nuvole che vanno,
ma poi che il vento muta
li vedi già son qui.
E gli angeli di guerra,
pugnale in mezzo ai denti,
in uno contro venti
si battono così !
Sganciato ogni corpo dai vincoli,
racchiusi in un qadrato fermissimo,
il piombo nemio si sgretola:
nessuno di noi cederà !
Come folgore dal cielo !
...
Passa pei cieli un canto,
è un canto di vittoria,
i figli della gloria
in alto vanno ancor.
E pronti alla battaglia,
col cuore sempre all'erta,
spalanca nel vento la botola,
assumi la forma di un angelo
e via pel tuo nuovo destin !
Come folgore dal cielo !
canta il motto della gloria.
Come nembo di tempesta !
precediamo la vittoria.
Un urlo di sirena fuori...fuori !
E giù nell'infinito
sul nemico pù agguerrito
per distruggere o morir.
Per distruggere o morir.
L'occhio nemico scruta:
son nuvole che vanno,
ma poi che il vento muta
li vedi già son qui.
E gli angeli di guerra,
pugnale in mezzo ai denti,
in uno contro venti
si battono così !
Sganciato ogni corpo dai vincoli,
racchiusi in un qadrato fermissimo,
il piombo nemio si sgretola:
nessuno di noi cederà !
Come folgore dal cielo !
...
Passa pei cieli un canto,
è un canto di vittoria,
i figli della gloria
in alto vanno ancor.
E pronti alla battaglia,
col cuore sempre all'erta,
ripeteran l'offerta
con rinnovato ardor !
Aggancia la fune di vincolo,
spalanca nel vento la botola,
assumi la forma di un angelo
e via pel tuo nuovo destin !
con rinnovato ardor !
Aggancia la fune di vincolo,
spalanca nel vento la botola,
assumi la forma di un angelo
e via pel tuo nuovo destin !
domenica 9 febbraio 2014
IL PARACADUTISMO E' POESIA.....
Il leone della Folgore Giuseppe Ortu
IL PARACADUTISMO E' POESIA.....
“…E noi andiamo più in alto delle aquile. E più rapidi del falco scendiamo. E più leggeri che piume danziamo nell’aria. E più alti sulla terra ci avviciniamo a Dio e sentiamo il respiro dell’Eterno alitarci sul volto teso.
...
…Il paracadutismo è poesia… E quando la seta schiocca e fiorisce e fa vela nel vento, quando il respiro riprende e le corde si tendono, quando, non più atomo di infinito, ma uomo che danza nell’aria, la nostra discesa ci frena, per renderci interi alla terra, il nostro canto è già spento, la nostra offerta consumata.
Perché la nostra è la poesia dell’attimo al limite con l’infinito, è la poesia della vita al limite con la morte; è la poesia del mortale che attinge e accarezza l’Eterno.”
Nino Arena
IL PARACADUTISMO E' POESIA.....
“…E noi andiamo più in alto delle aquile. E più rapidi del falco scendiamo. E più leggeri che piume danziamo nell’aria. E più alti sulla terra ci avviciniamo a Dio e sentiamo il respiro dell’Eterno alitarci sul volto teso.
...
…Il paracadutismo è poesia… E quando la seta schiocca e fiorisce e fa vela nel vento, quando il respiro riprende e le corde si tendono, quando, non più atomo di infinito, ma uomo che danza nell’aria, la nostra discesa ci frena, per renderci interi alla terra, il nostro canto è già spento, la nostra offerta consumata.
Perché la nostra è la poesia dell’attimo al limite con l’infinito, è la poesia della vita al limite con la morte; è la poesia del mortale che attinge e accarezza l’Eterno.”
Nino Arena
giovedì 6 febbraio 2014
DALL'UNIONE SARDA del 7 gennaio 201
DALL'UNIONE SARDA del 7 gennaio 2014
GUASILA L'ex paracadutista Giuseppe Ortu è stato premiato con una targa ricordo dall'Associazione paracadutisti d'Italia in segno di omaggio e riconoscenza all'unico reduce della battaglia di El Alamein rimasto in Trexenta. Alla cerimonia di consegna erano presenti le autorità civili e militari di Guasila. L'ex parà, classe 1919, ha ricevuto la targa ricordo dalle mani del commissario straordinario Pietro Vincis alla prima cerimonia ufficiale dal suo insediamento. Giuseppe Ortu è a suo modo una celebrità nel paese al confine tra Trexenta e Medio Campidano. Gli studenti gli chiedono spesso aiuto per preparare tesi universitarie sulla Seconda guerra mondiale. «Avevo 22 anni quando combattevo con il quinto battaglione della Folgore, ricordo tutto come fosse ieri», ha detto Ortu.
UNIONE SARDA del 26 Novembre 2013
I ricordi del paracadutista che ha combattuto a El Alamein
«Io, reduce di guerra»
Ortu: gli studenti mi chiedono aiuto per le loro tesine
GUASILA Giuseppe Ortu, classe 1919, memoria di ferro e tante storie da raccontare, è l'unico reduce della battaglia di El Alamain rimasto in Trexenta.
Seconda guerra mondiale, il deserto africano teatro degli scontri tra le truppe italo-tedesche e l'armata britannica. «Mangiavamo pietre e lenticchie», racconta l'ex paracadutista Ortu. I ragazzi di Guasila spesso vanno a trovarlo a casa e lo ascoltano incuriositi. «Gli studenti mi chiedono aiuto per preparare tesine per la scuola, a me fa piacere parlare con loro. Quando ero ragazzo credevo che la guerra fosse non solo giusta, ma anche doverosa. I giovani non devono fare questo tragico errore, devono ragionare con la loro testa e non ascoltare i mentitori di professione», dice Ortu. Ce l'ha con la classe politica di questo e del secolo scorso? «Ce l'ho con chiunque provochi disastri e sofferenza, adesso come settant'anni fa. Avevo 22 anni quando sono andato a combattere insieme ai miei compagni della Folgore, quinto battaglione. I nostri nemici erano tali perché così c'era stato detto».
Tra i tanti ricordi di paura e disperazione c'è anche spazio per un aneddoto a suo modo divertente. «Nel deserto non sapevamo a quale distanza si trovavano i nostri nemici, ovviamente era così anche per loro. Gli inglesi mandavano i cammelli in avanscoperta, noi li catturavamo per cucinarli. Gli inglesi temevano ci fossero mine nel terreno. Noi intanto mangiavamo carne, sempre meglio di pietre e lenticchie», racconta, con un sorriso, Giuseppe Ortu.
Severino Sirigu
venerdì 24 gennaio 2014
sabato 11 gennaio 2014
venerdì 10 gennaio 2014
"El Alamein"
Le perdite totali dopo 5 giorni di lotta erano di circa 400 uomini e altrettanti feriti. 8 comandanti di battaglione erano morti. Ma la battaglia al nord, operazione Supercharge, si metteva al peggio dal 2 novembre. L'inaspettata resistenza, protrattasi per una settimana, (120 carri persi) costrinse infatti i comandi inglesi a sospendere o rivedere ogni ulteriore iniziativa sull’estremo fronte meridionale. Era la fine della reale intenzione di attaccare al Sud o la fine del finto piano tattico ?. Comunque fosse la forza che premeva sulla Folgore sarebbe stata degna di una offensiva, visto i mezzi di cui disponeva Monty. Quella che passerà alla storia come la mitica divisione dei topi del deserto era lì in riserva fino a quel momento inutilizzata. Monty dava quindi inizio alla operazione Supercharge, dopo aver logorato per giorni le sue e le truppe dell’asse sia a Nord che a Sud. Nonostante le perdite gli restava tanto da fare altre due battaglie simili. Quando un pilota carro perdeva il suo mezzo passava dal deposito nelle retrovie e ne prelevava un altro !!!. I carri colpiti venivano comunque recuperati e se riparabili andavano a costituire una nuova riserva. Le intenzioni di Rommel di ritirarsi di fronte a quella marea che lo relegava ad un terzo di forze (pure sulla difensiva) vennero stoppate dall’ordine di Hitler del 3 di morire sul posto. Si persero 2 giorni preziosi poi l’ordine di ritirata raggiunse anche i Folgorini. Bisognava ripiegare di 25 km portando a spalla tutto il necessario, viveri armi e feriti. Di collegamenti radio non si parlava. La divisione ’Ariete, che per alcuni giorni aveva stazionato dietro le sue linee, era già andata persa dal pomeriggio del 4 richiamata a Nord a Deir el Murra per chiudere la falla. Combattendo e arretrando i 3.000 superstiti presero la via del deserto con tedeschi, Italiani e resti di carristi trovati per strada.
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